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dimarts, 8 de gener del 2013

Babeuf: Contra la propiedad, por la comunidad

Escucha el audio de la respuesta de Babeuf a Antonell en 1795 sobre el derecho de propiedad:

http://www.litteratureaudio.com/livre-audio-gratuit-mp3/babeuf-gracchus-contre-le-droit-de-propriete.html 


Le tribun du Peuple
21 novembre 1795

Contre le droit de propriété

Tu m’accordes le fond des principes sur le fameux droit de propriété. Tu conviens avec moi de l’illégitimité de ce droit.Tu affirmes que c’est une des plus déplorables création de l’erreur humaine. Tu reconnais aussi que c’est de là que découlent tous nos vices, nos passions, nos crimes, nos maux de toutes espèces.
Quand ce peuple est éclairé, capable d’entendre et disposé par sa position à saisir avec avidité cette vérité précieuse :les fruits sont à tous, la terre à personne ; et quand Antonelle se trouve là et lui dit encore l’état de communauté est le seul juste, le seul bon ; hors de cet état il ne peut exister de sociétés paisibles et vraiement heureuse ; je ne vois pas pourquoi ce Peuple, qui veut nécessairement son bien, qui veut par conséquent tout ce qui est juste et bon, ne pourrait pas être amené à prononcer solennellement son vœu pour vouloir vivre dans le seul état de société paisible et vraiement heureuse. Loin qu’on puisse dire, à l’époque où l’excès de l’abus du droit de propriété est porté au dernier période : loin qu’on puisse dire alors que cette fatale institution a des racines trop profondes, il me semble qu’au contraire, qu’elle perd le plus grand nombre de ses filaments, qui, ne liant plus ensembles les soutiens principaux, exposent l’arbre au plus facile ébranlement. Faites beaucoup d’impropriétaires, abandonnez-les à la dévorante cupidité d’une poignée d’envahisseurs, les racines de la fatale institution de la propriété ne sont plus inextricables. Bientôt les dépouillés sont portés à réfléchir et à reconnaître que c’est une grande vérité, que les fruits sont à tous et la terre à personne ; que nous sommes perdus que pour l’avoir oublié ; que c’est une bien folle duperie, de la part de la majorité des Citoyens, de rester l’esclave et la victime de l’oppression de la minorité ; qu’il est plus que ridicule de ne point s’affranchir d’un tel joug, et de ne point embrasser l’état d’association, seul juste, seul bon, seul conforme aux purs sentiments de la nature ; l’état hors duquel il ne peut exister de sociétés paisibles et vraiement heureuses. La Révolution française nous a donné preuves sur preuves que les abus, pour être anciens, n’étaient point indéracinables ; qu’au contraire ce fut leur excès et la lassitude de leur longue existence qui en a sollicité plus impérativement le destruction. La Révolution nous a donné preuves sur preuves que le Peuple Français pour être un grand et vieux Peuple, n’est point pour cela incapable d’adopter les plus grands changements dans ses institutions, de consentir aux plus grands sacrifices pour les améliorer. N’a-t’-il pas tout changé depuis 89, excepté cette seule institution de la propriété ?


El texto completo se encuentra en francés en Pages choisies de Babeuf, receuillies, commentées, annotées avec une Introduction et une bibliographie critique par Maurice Dommanget, Paris, Librairie Armand Colin, 1935, p. 310.

Ultima carta de Babeuf a su mujer y a sus hijos en mayo de 1797 antes de morir ( audio):


Escucha las últimas palabras de Babeuf a su mujer y a sus hijos antes de morir. La carta no tiene fecha pero se pueda datar en mayo de 1797.

Publicada en francés en Pages choisies de Babeuf, receuillies, commentées, annotées avec une Introduction et une bibliographie critique par Maurice Dommanget, Paris, Librairie Armand Colin, 1935, p. 310.

diumenge, 6 de gener del 2013

Bonbon Robespierre



Retrato de Augustin Robespierre
Nel settembre 2009 è uscito per la collana saggi di Einaudi l’ultimo libro di Sergio Luzzatto “Bonbon Robespierre”. A prima vista opera minore come “minore” è il personaggio di cui Luzzatto si occupa, ossia quell’Augustin Robespierre, fratello del celebre Maximilien, di cui ha condiviso la sorte nel giorno del Termidoro. Ci vuole la maestria di Luzzatto, il suo acutissimo occhio di storico  per condensare nelle 108 pagine dell’agile volumetto non solo la vita del semisconosciuto Augustin ma, attraverso la ricostruzione della biografia del suo personaggio condannato finora dalla Storia a ruolo secondario, l’altro volto del Terrore – quello “dal volto umano”, come riporta il sottotitolo dell’opera – anch’esso pressoché ignorato dagli storici, come il personaggio che ne fu l’incarnazione.
Nel centinaio di pagine in cui lo storico affronta le vicende del minore dei Robespierre, Luzzatto riapre il dibattito sulla Rivoluzione Francese -  argomento di cui è profondo conoscitore – a dimostrazione di come molto rimanga ancora da scrivere su uno degli argomenti più discussi (ma anche più ideologicamente condizionati) della storiografia moderna.
Robespierre le petit canonizza anche uno stereotipo maschile di cui rintracciamo i contorni in quel Julien Sorel, protagonista del capolavoro stendhaliano: idealista, avventuriero, terrorista (ma non “da scrivania”, come il fratello Maximilien), dalla vita sentimentale spregiudicata, Augustin attraversa la Francia degli anni del Terrore da Parigi fino alla Provenza, scegliendo quella Francia rurale che costituisce il corpo della nazione rivoluzionaria come terreno per la sua missione politica.
Augustin Robespierre
Augustin Robespierre
Torna quella contrapposizione città-campagna, provincia-capitale che è una delle linee tematiche del Rosso e il Nero. Non è uomo di città Augustin Robespierre, al contrario del fratello ancorato indissolubilmente ( e in maniera quasi maniacale) alla poltrona del potere che occupa nel cuore della Francia rivoluzionaria. Avventuriero in quella Francia rurale che ha visto i grandi accadimenti rivoluzionari solo da lontano è il pionere della rivoluzione esportata in primo luogo da Parigi alla stessa provincia francese, prima ancora che Napoleone intraprenda il più ampio progetto di egemonia europea. Quella stessa campagna francese in cui pochi anni dopo Stendhal farà nascere il suo eroe Julien Sorel, anch’egli uomo d’azione la cui caratteristica principale sarà proprio la mobilità sul territorio francese, dal desolato mondo di campagna alla fervente Parigi della Restaurazione. Rimanendo, in fondo,  come Augustin estraneo ad entrambe le dimensioni.
Il fil rouge che lega i due personaggi è il mito della Rivoluzione e dei suoi personaggi: di un Augustin che vive (e muore) da eroe rivoluzionario ma viene presto dimenticato dalla Storia, di un giovane Sorel che su quel mito costruisce la sua identità di uomo, tentando anch’egli di vivere (e soprattutto di morire) da eroe. Un’identità non solo politica ma anche “maschile” che trova nei modelli rivoluzionari (in Napoleone prima di tutto) un paradigma di virilità, che definisce  le relazioni con le donne, confermando quella commistione tra pubblico e privato che inizia proprio con i leader della Rivoluzione dell’89 e che se sarà una caratteristica dei più importanti personaggi pubblici del XX secolo.
Stendhal - Il Rosso e Il Nero
Stendhal - Il Rosso e Il Nero
Sergio Luzzatto e Stendhal ci offrono la possibilità di seguire un percorso di lettura suggestivo (anche se non esaustivo) attraverso la creazione del mito rivoluzionario e dei suoi protagonisti. Dalle reali vicende dei suoi eroi, i più noti ma ancora più efficacemente i meno noti, alla costruzione del mito fino alla sua elaborazione da parte di quella generazione  di Julien Sorel nati all’ombra di Napoleone, che nella Francia della Restaurazione se ne è alimentata, accrescendone la grandezza. Un percorso affascinante capace di rivelare al lettore attento la complessità del fenomeno rivoluzionario e la sua importante eredità non solo politica ma anche culturale, nella creazione di quell’”uomo nuovo”, la più grande (e forse la più pericolosa) delle utopie rivoluzionarie.
Extraído de: http://www.blogstoria.it/2010/03/25/percorsi-di-lettura-la-rivoluzione-francese-e-i-suoi-uomini-da-augustin-robespierre-a-julien-sorel/
Edición en francés: Sergio Luzzatto, Bonbon Robespierre, LA terreur à visage humain, Paris, Arléa, 2010.