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dimecres, 8 de juny del 2011

Lettera de Piero Sraffa a Paolo Spriano 18-12-69


ANATEMA! IL PCI CENSURA GRAMSCI

Neanche George Simenon sarebbe stato capace d' inventarsi l' intrigante mistery che abbiamo letto, la settimana scorsa, su alcuni quotidiani. Il giallo comincia venerdì 9 novembre sulle pagine del Manifesto. Luciano Canfora, un filologo classico particolarmente incline alla polemica, commenta il lavoro di Aldo Natoli sulle lettere a Gramsci della cognata Tatiana Schucht (Antigone e il prigioniero, Editori Riuniti). Titolo dell' articolo: Perché non pubblicare tutte le lettere?

Al furore filologico di Canfora non sfugge l' assenza in Appendice al volume di Natoli d' una lettera, pur annunciata, indirizzata nel 1969 da Piero Sraffa a Paolo Spriano. Strano destino d' una lettera lamenta Canfora che pure appare della massima importanza (a stare alle poche frasi finora conosciute): anch' io chiesi al cosiddetto Archivio del partito comunista di consultarla, ne fui dirottato verso Giorgio Napolitano, ma da lui non ebbi mai risposta. Conclusione: Si vede che per leggerla dobbiamo attendere che una nuova ondata, ancora più liberal dell' attuale, investa il partito comunista.

Il giorno successivo, il giallo continua sulle pagine della Stampa. Titolo dell' articolo, Gramsci e il Pci, scontro per una lettera. Intervengono sulla vicenda i tre personaggi coinvolti da Canfora: Giuseppe Vacca, direttore dell' Istituto Gramsci, Giorgio Napolitano e Aldo Natoli (che nel suo libro di quella lettera ha riportato i brani salienti). Tutti e tre si mostrano trasecolati per tanta severità. Soprattutto Napolitano, il quale da Madrid scrive al Manifesto per spiegare che non ha mai posseduto la lettera di Sraffa a Spriano.

Canfora insiste: gli hanno detto all' Istituto Gramsci che la lettera era nelle mani di Napolitano. I sospetti del caparbio filologo sembrano contagiosi. La dietrologia diventa un esercizio obbligato.

Mercurio, dopo qualche indagine, è in grado di sdrammatizzare l' ambiente. Canfora è stato precipitoso nel lanciare anatemi. Scorrendo la breve lettera che nel dicembre del 1969 Spriano ricevette da Sraffa e che qui pubblichiamo, il lettore appassionato della materia la troverà interessante ma non rivelatrice di novità sconvolgenti.

Per comprenderne il contenuto, non sarà inutile sapere che Sraffa, nel ' 37, aveva incontrato a Parigi Mario Montagnana a distanza di trentadue anni lo confonderà, sbagliando, con Grieco o Donini per riferirgli un colloquio con Gramsci piuttosto importante.

Gramsci, infatti, aveva esortato ancora una volta il partito comunista ad aderire all' Assemblea Costituente, l' alleanza di tutte le forze antifasciste: argomento spinoso sul quale Gramsci aveva già rotto, precedentemente, con i detenuti comunisti di Turi. Dopo aver ricordato l' incontro a Parigi con un alto dirigente del Pcd' I, proseguendo nell' informativa per Spriano Sraffa definisce disastri di prim' ordine due iniziative del vertice comunista. Su questi due disastri si possono fare le congetture più diverse, includendovi la famigerata lettera di Grieco a Gramsci del ' 28, lettera con la quale si sottolineava apertamente il ruolo di primo piano svolto nel Pcd' I dal destinatario, detenuto politico in attesa di processo. Sappiamo bene che quello strano messaggio fece inalberare Gramsci, persuaso che i compagni gliel' avessero tirata. Ma qualunque sia la congettura, nel testo che qui pubblichiamo Sraffa si premura di aggiungere che malafede non vi fu, confermando ciò che scrisse a Tatiana trentadue anni prima, il 18 settembre 1937: Per me che l' ho letta a mente fredda, è chiaro che s' è trattato d' una leggerezza dello scrivente, ma che non c' era sotto né cattiveria né tantomeno un piano diabolico. Ecco, qui di seguito, la lettera di Sraffa a Spriano. Valeva la pena ripetiamo di costruire su di essa un romanzetto storico-politico?

« Trinity College, Cambridge 18-12-69

Caro Spriano, ricevo la sua lettera, e a suo tempo ho avuto il suo secondo volume di cui le sono molto grato. Rispondo per quel che posso alle sue domande. Il P. dell' aprile 1937 sono certo io (qualche volta per Piero, qualche altra per professore) e mi ricordo con certezza che, una delle ultime volte che lo visitai alla Quisisana a Roma, Gramsci mi chiese di trasmettere la sua raccomandazione che si adottasse la parola d' ordine dell' Assemblea Costituente; e questo riferii a Parigi, non ricordo se a Grieco o a Donini più probabilmente al primo.

Del progetto di Berti di mandare a Gramsci un medico di fiducia da Parigi non ho mai sentito parlare. L' idea poteva solo esser basata su un' errata conoscenza delle circostanze: il medico di Gramsci (Puccinelli mi pare) era scelto da Tatiana e avrebbe potuto cambiarlo: senza chiederne il permesso, e lo stesso per un eventuale consulto (parlo del periodo alla Quisisana). Il cenno di Grieco a non smuovere le acque non dubito sia da interpretare come lei dice, di evitare campagne di stampa. Ma quello che riferisce dello stesso Grieco che si trattasse di evitare di irritare Gramsci o che fossero sue ubbie questo mi ha fatto andare su tutte le furie come a quei tempi! Il fatto è che ci sono stati due disastri di prim' ordine dovuti a pubblicità intempestiva dei dirigenti di Parigi. Non pensavo allora, come non penso adesso, che ci fosse malafede, ma solo la irresistibile tentazione che la pubblicità costituisce per giornalisti e agitatori (lo è anche per gli storici; ma la prego di considerare questo paragrafo della mia lettera come riservato).

Sarò a Roma al solito albergo per pochi giorni tra il 6 e 10 gennaio.

Cordialmente suo Piero Sraffa


http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1990/11/17/anatema-il-pci-censura-gramsci.html